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La riforma e le prossime priorità della Politica agricola comune

Obbligo dell’etichettatura d’origine, la frontiera delle nuove biotecnologie, Ogm e diritto alla consapevolezza sono alcuni tra i temi promossi dall’onorevole Paolo De Castro

Riforma della Politica agricola comune (Pac), contrasto all’etichettatura dei prodotti alimentari “a semaforo”, innovazione e ricerca per un’agricoltura a minore impatto ambientale e più remunerativa per i produttori. Sono i tre principali punti del programma di Paolo De Castro, appena rieletto per la IX legislatura del Parlamento europeo che prenderà formalmente avvio nel mese di luglio. Un ventaglio di temi che toccano da vicino il mondo agricolo, ma con riflessi indiretti anche sulla vita di tutti noi cittadini-consumatori. La Pac rappresenta ancora il principale capitolo del bilancio comunitario, con un budget di oltre 52 miliardi l’anno, pari al 37% circa delle risorse complessive, di cui quasi 7 miliardi destinati all’Italia. Posto che la riforma di questo complesso impianto legislativo per il periodo 2021-27 richiederà tempo. “I tre testi proposti nel 2018 dal commissario Phil Hogan – spiega De Castro – sono di fatto ancora in altomare. E il nuovo Parlamento appena eletto dovrà riprendere in mano il dossier, raccordandosi con un neo commissario di prossima designazione”. Quello che il Parlamento cercherà di fare è mantenere un plafond il più possibile in linea con quello riservato alla Pac 2013-2020. Ma qui molto dipenderà dal prossimo bilancio finanziario, che a sua volta è legato a doppio filo all’esito della Brexit. L’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, e in particolare senza un accordo doganale, comporterebbe infatti un ammanco di risorse che per l’agroalimentare italiano è stimato in circa 12 miliardi l’anno. Senza contare che il mercato britannico rappresenta già il quarto mercato di destinazione per i nostri prodotti, con vendite che si aggirano sui 3,4 miliardi di euro l’anno, di cui oltre 700 milioni di vini.

Nel quadro della riforma Pac, al Parlamento toccherà un grande lavoro di ‘tessitura’ per garantire un adeguato reddito agli agricoltori, rispettando norme sempre più stringenti per la tutela dell’ambiente e favorendo tecniche di coltivazione e allevamento, di lotta integrata e biologica. E questo con l’obiettivo finale di rendere l’agricoltura e le attività di trasformazione alimentare più compatibili con un ecosistema precario e salvaguardare 500 milioni di cittadini e consumatori europei. Compresi quelli italiani che hanno diritto di essere tutelati, prima di tutto sul piano della sicurezza alimentare. E poi valorizzando i prodotti a indicazione geografica riconosciuti dalla stessa Ue. Un ‘portfolio’ di formaggi e vini, prodotti derivati della carne e dei cereali, frutta e ortaggi, che assegnano al nostro Paese un primato indiscusso – e purtroppo copiato – che solo in termini di export vale oltre 40 miliardi l’anno.

“Tra gli obiettivi della prossima legislatura – aggiunge De Castro – c’è sicuramente anche l’obbligo di etichettatura d’origine per gli alimenti a tutela dei produttori e dei consumatori, che rappresenta una battaglia di tutto il sistema agroalimentare italiano, ma anche un diritto per i cittadini. Anche per questo le etichette ‘a semaforo’ introdotte dalla Gran Bretagna, che prevedono una classificazione fuorviante e generica dei prodotti in base ai colori giallo, rosso e verde, vanno contrastate in tutti i modi, perché oltre a screditare i prodotti di eccellenza tipici del made in Italy ledono il diritto dei consumatori di scegliere in modo consapevole”. E poi ci sarà la frontiera delle nuove biotecnologie. “A quelle – aggiunge De Castro – dopo la sentenza della Corte di giustizia Ue del 25 luglio 2018 dovremo lavorare per fare chiarezza sul piano normativo, distinguendole dalle tecniche di transgenesi, riconducibili agli Ogm, che l’Italia ha già peraltro deciso di mettere al bando insieme ad altri 16 Paesi europei. Premesso che gli Organismi geneticamente modificati non sono il problema della ricerca e dell’innovazione, l’attenzione andrà concentrata su tecniche di miglioramento genetico già note e all’avanguardia, che prevedono il trasferimento di Dna intra-specie. Tecniche che alla fine consentono di coltivare varietà di piante più resistenti a malattie e maltempo, aumentando le rese produttive e la qualità dei prodotti”.

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