Grande tradizione e futuro senza confini
Consorzio Tutela Lambrusco di Modena si riconferma un’occasione preziosa di business e relazioni per le aziende e le cantine vinicole rappresentate
Cibo, vino e territorio s’incontrano spesso per affinità elettive. Una piccola magia che appartiene solo a quei prodotti enogastronomici capaci davvero di raccontare in un attimo la storia, la tradizione e il saper fare artigianale di un territorio e della sua gente. E quando si parla di vino, uno dei simboli più forti e marcati di questa affinità non può che essere il Lambrusco. Un vino generoso e vivace capace di mettere in campo tutta la forza e l’unicità del made in Italy enologico e di farne bandiera nel mondo intero, come attestano i numeri che concedono alla bollicina rossa per eccellenza una leadership riconosciuta non solo sul mercato interno, ma anche su quello internazionale. Insomma, ancora una volta il Lambrusco Doc e Igp delle province di Modena e Reggio, grazie anche al forte sostegno che arriva dal Consorzio Tutela Lambrusco di Modena, si conferma non solo un’eccellenza enologica, ma anche un viaggio nella bellezza e nella storia di una terra ricca di fascino.
“Il Lambrusco – sottolinea il direttore del Consorzio, Ermi Bagni – è storia e tradizione ma soprattutto è cultura. Cultura del fare e del sapere di una terra, l’Emilia, luogo d’elezione di tanti prodotti tipici, dove vino e cucina si incontrano da sempre, evocando sensazioni genuine e casalinghe, ma pur sempre fastose e ricche di sapori. In questo contesto, il Consorzio Tutela ha una doppia funzione: da un lato sostiene e valorizza l’attività dei soci viticoltori, cantine cooperative e aziende di imbottigliamento, cercando di perfezionare e migliorare continuamente la produzione, dall’altro si fa portavoce e protagonista di proposte esperienziali in grado di valorizzare a livello internazionale il Lambrusco Doc e Igp, ma al tempo stesso anche l’Emilia. E non a caso questo territorio, fatto di colline e di vigne, di arte e di storia, di grandi vini e di cibo straordinario, è tra le destinazioni più apprezzate del nuovo turismo enogastronomico, quello fatto di lentezza, condivisione e del piacere di vivere”.
A Modena e Reggio Emilia la viticoltura rappresenta un fattore economico di grande impatto. Sono infatti oltre 5.000 le imprese viticole, per 16mila ettari di vigneti di cui oltre 10mila producono uve Lambrusco a Denominazione di Origine Dop & Igp, con una produzione media annua di oltre 170 milioni di bottiglie commercializzate in tutto il mondo.
Facile capire, dunque, come il Consorzio Tutela Lambrusco di Modena esprima al meglio tutta la forza di un settore, quello enologico, che in fatto di occupazione e di fatturati ha davvero poco da invidiare agli altri settori dell’economia italiana. Anzi, conti alla mano, quello che emerge è un segmento in continua evoluzione, trascinato proprio da vini come il Lambrusco, una bollicina tra le più apprezzate e vendute nel mondo.
“Il Consorzio Tutela Lambrusco e i suoi soci produttori hanno chiuso un 2018 di grandi soddisfazioni – prosegue Ermi Bagni – ma non c’è nessuna intenzione di allentare la presa e, anzi, stiamo lavorando per nuove opportunità di sviluppo commerciale. Ma la forza del Consorzio sta anche nella capacità di comunicare al mondo la contemporaneità di un vino che è stato capace di affrancarsi dalla mera tradizione per entrare a pieno titolo in una enologia moderna; privilegio di quei vini che sanno esprimere il meglio di sé in ogni occasione, sia nei piatti della gastronomia di tradizione che nelle declinazioni della cucina più attuale”.
Il Lambrusco riesce insomma ad avere sempre e in ogni occasione un linguaggio espressivo contemporaneo, come si conviene a un autentico protagonista dello stile italiano nel mondo, capace com’è di rappresentarne la cultura enologica nella sua forma migliore.
Ma il ruolo del Consorzio Tutela Lambrusco di Modena risulta strategico non solo nella stesura e verifica del regolare protocollo produttivo della bollicina rossa e della sua successiva valorizzazione, ma anche nella certificazione di sostenibilità del territorio viticolo.
Si tratta di un esempio virtuoso di buone pratiche agronomiche rispettose dell’ambiente e dell’uomo che accomuna da sempre tutti i soci produttori e che ora permette un ulteriore salto di qualità all’immagine stessa del Lambrusco. Quando si parla di vino, l’ultima parola però spetta sempre al bicchiere e alla tavola, e anche in questo caso il matrimonio è perfetto: le “ affinità elettive” tra cibo e vino è tra le più valide e riuscite, tanto che il Lambrusco Dop e Igp nel- le sue due tipologie, frizzante o spumante, risulta essere promosso a pieni voti anche secondo i canoni più severi adottati oggi dai sommelier di tutto il mondo.
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