Turismo e agricoltura, i due volani per fare ripartire l’Italia – Intervista al ministro Gian Marco Centinaio, titolare dei due dicasteri
Il nesso tra turismo e agricoltura, intesa co me fonte di specialità enogastronomiche, è sempre più forte: tutti i dati indicano che l’aspetto culinario e legato ai prodotti agroalimentari tipici ha un’influenza sempre maggiore sulla scelta della meta per le vacanze, con percentuali crescenti di pubblico che opera le proprie scelte prevalentemente sulla base di questo fattore, mentre ogni anno sempre più sono i turisti stranieri che si riversano nelle nostre località alla ricerca di sapori locali, sapori che non di rado amano anche portarsi a casa come ricordo. Un potenziale immenso per l’economia italiana, che però spesso necessita di un’adeguata valorizzazione. Ne abbiamo parlato con il Senatore Gian Marco Centinaio, che ricopre contemporaneamente le cariche di Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e di Ministro del Turismo.
Signor Ministro, perché l’Italia, nonostante il suo immenso potenziale, fatica a sfondare nel richiamo del grande turismo internazionale? Il nostro meraviglioso Paese è una destinazione di eccellenza, sede delle più rinomate bellezze naturali, paesaggistiche e culturali del mondo. Siamo quelli con più siti Unesco di tutti, abbiamo una storia e una cultura che tutti ci invidiano, i musei più belli del mondo, il mare è tra i migliori d’Europa. Eppure non basta. Lo dicono i numeri, che ci collocano al quinto posto come destinazione turistica mondiale. Se siamo solo quinti, qualcosa non funziona nella promozione e nella considerazione che hanno i turisti di noi. Dobbiamo scalare questa classifica, valorizzando i territori, senza alcun timore. Sono convinto che i fatti ci daranno ragione. Turismo e agricoltura, i due volani per fare ripartire l’Italia Intervista al ministro Gian Marco Centinaio, titolare dei due dicasteri Dobbiamo tornare ad occuparci del turismo di qualità più che di quantità. Solo questo processo di trasformazione sarà in grado di riportare il settore del turismo italiano al centro delle dinamiche mondiali, come protagonista e come esempio da seguire.
Un’attrattiva sempre maggiore è rappresentata anche dalla nostra enogastronomia … E qui entra in gioco anche l’agricoltura. Quella di unire i due settori è una strada vincente Per tornare a crescere, occorre affondare le radici nell’essenza del territorio del nostro Paese. Preservarne l’identità e consolidarne i punti di forza. Nella mia visione del made in Italy, l’agricoltura può fornire un contributo essenziale per la definizione del rapporto con i territori. La bellezza dei nostri paesaggi rurali, unita alla qualità del nostro cibo e del nostro vino rappresentano una fortissima attrattiva per i cittadini di tutto il mondo. Dobbiamo partire da questa consapevolezza e cominciare a concretizzare ciò che deve essere fatto, a partire dalla definizione di una strategia di promozione organica che fino ad oggi è mancata. Un brand nazionale il più condiviso possibile, senza nulla togliere alle autonomie delle Regioni. Un messaggio unico che arrivi a tutti. Che spieghi a chi ci vede da fuori che cosa è l’Italia e perché vale la pena venire nel nostro Paese.
In apparenza sembra una cosa facile, ma che non lo è. Perché? Il settore del turismo è stato per anni inascoltato e questo ha provocato un gap che va assolutamente colmato. La strada da percorrere è lunga. E proprio per questo sono convinto che occorre partire subito e correre veloci. Siamo indietro con l’informatizzazione. Bisogna riaffermare la professionalità, lottare contro l’abusivismo alberghiero, delle guide, delle agenzie turistiche. Le agenzie di viaggio online devono pubblicizzare solo strutture certificate. Bisogna rivedere la classificazione delle stelle alberghiere che spesso non corrispondono allo standard effettivo. Per rendere il Made in Italy protagonista assoluto è necessario un salto di qualità. Una grande operazione di marketing a livello mondiale.
Un’opportunità importante anche per le aree meno sviluppate, per esempio il Mezzogiorno… È vero, si tratta di una grande opportunità anche per il Sud, il bacino potenziale più importante e non sfruttato di questo Paese. Il turismo può diventare il motore di sviluppo e della ripresa economica del Meridione. Valorizzare le specificità territoriali, fondate sul binomio enogastronomia e turismo, sul mare, sulle coste, ma anche sull’entroterra dove esistono delle realtà rurali e montane di grande potenzialità.
In pratica esiste un’altra Italia che ancora non conosciamo bene? L’Italia è un paese ancora tutto da scoprire e da far scoprire. L’Italia non è solo le città d’arte, da Venezia a Firenze a Roma e Napoli, il mare italiano non è solo Capri, le Cinque Terre e la Costa Smeralda, il lago di Como non è l’unico lago italiano. Le montagne non sono solo le Dolomiti. Le nostre perle d’Italia ci hanno fatto conoscere al mondo intero, ma vanno preservate. Bisogna puntare anche a mete alternative, valorizzare i territori, i borghi, di cui l’Italia è ricca. Sono il cuore del nostro Paese.
Quindi il turismo e l’agroalimentare salveranno l’Italia? Il turismo deve diventare il settore chiave per la crescita economica dell’Italia. Questa è la sfida che vogliamo raccogliere e su cui lavoreremo. Servirà tempo, dedizione, squadra. Ma possiamo fare e fare finalmente bene.