Le parole che contano e l’arte di saperle ascoltare
La vita è un fiume di parole: se ne sono sprecate tante in questa campagna elettorale e, come diceva Hermann Hesse, a volte le parole sono maschere.
Certo, le parole sono importanti: io rimasi orfano di padre a 4 anni e mia madre dovette andare a lavorare. Ero solo e all’epoca le distrazioni per un bambino erano molto limitate, per cui dovetti imparare a parlare con una mia voce interiore per sostituire quel padre che non avevo più e quella madre lontana per lavoro. Scoprii così il dono di comunicare e nel tempo mi resi conto che ognuno di noi è come una cassettiera, dove all’interno di ciascun cassetto ci sono le parole adatte alle circostanze più diverse, e più parole hai in ogni cassetto e più cassetti hai nella cassettiera, più hai diverse opzioni sotto mano. E questa è ricchezza, intesa come libertà e ampiezza di scelta.
Esistono però situazioni dove non c’è cassetto che tenga, dove non ci sono parole sufficienti. Quante volte, di fronte ad avvenimenti eccezionali, belli o brutti che siano, ci è capitato di dire ”non ho parole”, quasi come se Iddio ci avesse dato i termini per esprimerci sulla normalità ma non sullo straordinario? Ed ecco che allora subentra, deve subentrare, l’ascolto: un silenzio intelligente che sopperisce l’assenza di commenti adeguati, e questo è un “cassetto” che tutti possediamo.
GIUSEPPE LAI
Project Manager di ItaliaPiù