La piccola Olanda… italiana
In provincia di Venezia, è il territorio artificiale gestito dal Consorzio di Bonifica Veneto Orientale
C’è un territorio litoraneo di quasi 1.200 kmq, densamente abitato, che esiste solamente grazie all’azione continua di impianti idrovori di pompaggio delle acque perché in gran parte (ben 540 kmq) posto sotto il livello medio del mare. Non si trova in Olanda, ma in Veneto. È la metà orientale della provincia di Venezia, che va dalla Laguna al fiume Tagliamento e che si protende a nord no alla marca trevigiana e al Friuli occidentale. Come i polder olandesi anche questo è un territorio artificiale: la tipica distesa piatta, innervata di canali rettilinei, con rilevati arginali a far da quinta alla linea dell’orizzonte, così peculiare da avere acquisito una specifica valenza paesaggistica, che no alla metà del XIX secolo non esisteva. Al suo posto un susseguirsi di aree umide e paludi flagellate dalla malaria. Basta confrontare una mappa dell’epoca con una odierna per rendersi conto di come la geografia locale sia radicalmente mutata in poco più di un secolo. Questa trasformazione è glia dell’introduzione della macchina a vapore, grazie alla quale fu possibile azionare stazioni di pompaggio e incrementare le aree prosciugabili artificialmente. I mulini a vento che nel XVI secolo avevano permesso di prosciugare l’Olanda, nel Veneto orientale per ovvie ragioni climatiche erano solo stati sperimentati, senza grande successo. Dopo una prima fase pionieristica, post-risorgimentale, durante la quale furono avviate numerose piccole bonifiche private, si iniziarono i primi interventi su scala più vasta a seguito della promulgazione della legge Baccarini del 1882, che sancì la compartecipazione pubblico-privata e la finalità sociale delle bonifiche idrauliche. La stasi dovuta alla Grande Guerra, anche qui aspramente combattuta, fu seguita da una nuova fase propulsiva che si propagò in tutta Italia ed ebbe la sua teorizzazione sociale, economica e tecnica nel Congresso Regionale delle Boni che del 23-25 marzo 1922. San Donà di Piave ne fu la città ospite, per volere di uomini di valore appartenenti a tutto l’arco politico di allora, in particolare il sandonatese Silvio Trentin. Durante il congresso e per i decenni a venire furono tracciate le linee guida della bonifica integrale a livello nazionale. Pochi mesi dopo i concetti del convegno furono fatti propri dal nascente regime fascista, che porterà a compimento colossali opere di trasformazione territoriale: le boni – che idrauliche italiane. Su questi nuovi territori italiani nel secondo dopoguerra, oltre ai floridi usi agricoli, si sono sviluppate aree urbane, attività industriali, turistiche, infrastrutture viarie e aereoportuali. Gestire oggi i livelli e la distribuzione delle acque superficiali nelle aree di bonifica, e in particolare nel Veneto orientale, dove il territorio ha un’altimetria no a 3 metri inferiore al livello del mare, è un lavoro estremamente complesso e oneroso. L’omonimo Consorzio di Bonifica gestisce oltre 80 impianti idrovori, in grado di sollevare 450mila litri di acqua al secondo, con un costo di due milioni di euro all’anno per la sola energia elettrica, a cui si aggiungono la manutenzione di 1.459 km di canali, 429 km di arginature e alcune migliaia di manufatti idraulici minori. Altre importanti opere pubbliche sono preposte all’apporto di acqua dolce, oltre 50mila litri al secondo, necessari per l’irrigazione dei terreni – circa 800 chilometri quadrati di Superficie Agricola Utilizzabile (Sau) -, per vivi care vaste aree urbane e turistiche e contrastare la salinizzazione degli ecosistemi e delle falde e la conseguente desertificazione del paesaggio. Le opere della bonifica idraulica rappresentano oggi le fondamenta territoriali di un sistema economico di rilevantissimo livello. I loro crolli, avvenuti per volontà militare, in particolare durante il primo con? itto mondiale e per nefaste cause climatiche nella grande alluvione del 1966, hanno trasformato il Veneto orientale in quello che le cronache dell’epoca definirono un immenso acquitrino, infliggendo colpi dai quali questo territorio si è sempre risollevato con successo. Le s de che il futuro riserva al consorzio sono forse ancora più impegnative. I fenomeni di subsidenza, le evidenti variazioni climatiche e le loro conseguenze, l’estesa impermeabilizzazione delle super ci urbanizzate, rendono necessario un adeguamento complessivo delle opere e la ricerca e progettazione di soluzioni innovative, il cui finanziamento compete però agli enti pubblici. Con il “Festival delle Terre di Bonifica”, in programma a San Donà di Piave a partire da maggio 2018, attraverso convegni, spettacoli, proiezioni, conferenze, visite guidate, la Bonifica Veneta intende promuovere la conoscenza delle peculiarità di questi paesaggi artificiali e dei loro arte ci. Il percorso culminerà nelle celebrazioni del centenario del Congresso Regionale delle Bonifiche, previste per il 2022. Si intende così valorizzare nuovamente la storia e la funzione delle Boni che Idrauliche italiane e tracciare un ideale percorso di nuovo riscatto economico e quindi sociale basato non solo sui grandi concetti di integralità della bonifica, ma anche sui più moderni temi economici della sostenibilità, della naturalità e della bellezza del paesaggio.